Al sicuro sotto il sole

04 Luglio 2013 - Ultima modifica: 15 Luglio 2014
Esporsi al sole senza rischi per la pelle

Cosa succede alla nostra pelle quando ci abbronziamo, come scegliere le protezioni solari per una tintarella senza rischi.

Dopo l'inverno e dopo una primavera con molte nuvole, la voglia di sole e' grande, e come tutti gli anni alla smania di ottenere un'abbronzatura perfetta si contrappongono le voci sui pericoli che il nostro astro diurno puo' presentare per la pelle.

Sfoggiare la propria abbronzatura al ritorno dalle vacanze e' da sempre quasi un obbligo, e genera una competizione tra amiche o colleghi, per di piu' l'immagine di una persona abbronzata viene sempre associata a quella di una in salute; per contro le statistiche dicono che il numero di tumori della pelle dovuti ai raggi ultravioletti e' in aumento, e la colpa maggiore viene attribuita proprio all'esposizione volontaria ed eccessiva al sole, i cui raggi, secondo molti studi scientifici, ci colpiscono con un'intensita' molto piu' forte che in passato, a causa della riduzione dello strato di ozono nell'atmosfera.

Non si puo tuttavia solo criminalizzare il sole e rinunciarvi del tutto: la sua luce e' essenziale per la nostra salute, e piccole quantita' di raggi ultravioletti stimolano l'organismo a produrre la vitamina D, la cui carenza sarebbe un serio problema e causerebbe lo sviluppo di malattie come il rachitismo nei bambini.

Il business delle creme solari e' in continuo aumento, da anni sono comparsi i cosiddetti 'autoabbronzanti' per diventare scuri senza bisogno del sole, e poi ci sono lettini e le 'lampade' dei saloni estetici e non manca ogni tanto la notizia di qualcuno che si e' seriamente scottato usando intrugli fai-da-te...

Ma che cosa accade veramente alla nostra pelle quando la esponiamo al sole?

Perche' il suo colore si modifica, perche' questo avviene velocemente in certe persone, mentre altri non riescono che a arrossarsi e scottarsi?

E' una questione di melanina, un pigmento prodotto da alcune particolari cellule della pelle (melanociti) che costituisce un meccanismo di difesa, essendo in grado di assorbire i raggi ultravioletti che altrimenti risulterebbero dannosi.

Essendo una difesa, la melanina viene prodotta esattamente in risposta ad un'esposizione alla radiazione ultravioletta; e il suo colore piu' o meno scuro determina l'abbronzatura.

L'attivazione dei melanociti avviene dopo breve periodo di esposizione al sole (bastano pochi minuti; ma la produzione di melanina richiede alcune ore; una serie di brevi esposizioni al sole nel giro di 4-5 giorni permette di produrre la quantita' di melanina necessaria ad impedire le scottature.

In particolare, la melanina viene 'inviata' alle cellule denominate 'cheratinociti' ﹖, che sono presenti nell'epidermide ﹖ (lo strato piu' esterno della pelle) e si occupa di 'rivestirle' per proteggere il nucleo dai raggi ultravioletti, che con la loro capacita' di indurre mutazioni nel DNA potrebbero causare i tumori.

Non tutte le melanine sono uguali, pero': si distingue tra l'eumelanina, che e' 'buona', e ci dona l'aspetto abbronzato di cui tutti vanno a caccia, mentre la feomelanina causa indesiderate colorazioni rossastre poco durevoli.

Gli individui con carnagione piu' chiara e capelli biondi o rossi sono piu' soggetti alla produzione di feomelanina, mentre i soggetti 'mediterranei' producono piu' eumelanina.

Qualunque sia la melanina prodotta, un'eccessiva esposizione al sole (o alle lampade abbronzanti) e' causa di scottature, che avvengono quando i raggi ultravioletti riescono comunque ad arrecare danni alle cellule cutanee, e l'organismo risponde attaccandole con i globuli bianchi per rimuoverle, con conseguenti prurito e desquamazione.

L'eccesso di raggi ultravioletti inoltre rompe le fibre di collagene ﹖ e di elastina ﹖, che sono responsabili del mantenimento strutturale della pelle: causando alla lunga la comparsa delle rughe e l'invecchiamento cutaneo precoce, una vera beffa per chi considera l'abbronzatura un indicatore di giovinezza e buona salute..

Ovviamente le conseguenze da temere maggiormente sono i tumori della pelle.

Possiamo distinguerli tra quelli che comunemente chiamiamo 'melanomi', che sono i piu' rari ma anche i piu' pericolosi (anche se sono curabili se diagnosticati in tempo), e quelli di altro genere.

I melanomi hanno origine proprio nei melanociti, mentre le altre forme di tumore della pelle possono svilupparsi nelle altre cellule cutanee delle zone esposte ai raggi ultravioletti.

Se e' assodato che esporsi al sole aumenta il rischio di contrarre questi tumori, si puo' cercare di minimizzare questo rischio adottando dei semplici accorgimenti.

Il piu' semplice consiste nell'applicare un filtro solare, tenendo conto che se si fa il bagno l'acqua lo rimuovera' e sara' necessario riapplicarlo; allo stesso modo, se l'esposizione al sole durasse a lungo, conviene rieseguire l'applicazione.

Proprio il tempo di esposizione al sole e' un altro importante fattore da tenere in considerazione: rimanere a lungo in spiaggia sin dal primo giorno con la pelle reduce dall'inverno e' quasi una garanzia per procurarsi una scottatura, meglio procedere per gradi giorno per giorno.

E' sconsigliabile esporsi al sole nelle ore piu' calde (dalle 11 alle 15, ad esempio, anche se, visto che si e' in vacanza, puo' risultare difficile 'muoversi' nelle prime ore del mattino, senza considerare poi le necessita' di mettere d'accordo colazione e nuotate..), in questo modo si evitera' il 'picco' delle radiazioni ultraviolette.

Il tempo di esposizione ideale per abbronzarsi senza scottarsi non e' certo calcolabile con precisione; una precauzione supplementare puo' consistere nell'avere con se' una maglietta leggera con cui coprirsi qualora si ritenga che il tempo sia scaduto ma si voglia rimanere in spiaggia ancora un po'.

Altrettanto importante e' la scelta del prodotto solare da utilizzare per proteggere la pelle dai raggi ultravioletti e abbronzarsi in sicurezza: da un lato si deve valutare il suo fattore protettivo, e dall'altro i suoi ingredienti.

Il fattore di protezione va scelto in base alla carnagione ed alla sensibilita' della pelle della persona a cui e' destinato, e non deve essere considerato, se elevato, come una giustificazione ad esagerare con i tempi di esposizione al sole, che dovranno continuare a rispettare i criteri visti prima.

Circa il contenuto della protezione solare da utilizzare, vi sono ingredienti che secondo certi studi potrebbero risultare dannosi per la pelle: l'attenzione di molti esperti si concentra su sostanze come l'urea, la formaldeide e i parabeni, che potrebbero causare reazioni allergiche e che purtroppo vengono utilizzati in troppi prodotti di uso comune.

Sostanze come il biossido di titanio e l'ossido di zinco sono invece considerate come ottimi protettivi dai raggi ultravioletti, sia UV-A che UV-B.

Se un tempo i prodotti a base di queste sostanze erano solo disponibili sotto forma di paste di difficile spalmabilita', oggi esistono creme realizzate con nanotecnologie che garantiscono una faciilita' d'uso identica alle altre creme.

Altri ingredienti da cercare nella composizione di un filtro solare sono quelli di origine naturale, come l'aloe vera e la vitamina E. Il primo agevola la conservazione dell'umidita' della pelle, e contiene enzimi capaci di promuovere la corretta rigenerazione cellulare, che e' quello che fa anche la vitamina E.

Bisogna anche fare attenzione alle date di scadenza dei prodotti per la protezione solare, tenendo conto che il loro deterioramento aumenta proprio con il caldo: in spiaggia conviene conservarli all'interno di una borsa all'ombra, quelli che sono dichiarati 'senza conservanti' non sarebbe male tenerli in frigorifero.

Una curiosita': l'uso degli occhiali da sole, se da un lato e' necessario per proteggere gli occhi in queste condizioni di forte illuminazione, sembra che ritardi la produzione della melanina, come se lo stimolo per innescare questo processo passasse proprio dagli organi della vista.

In effetti l'ormone che stimola i melanociti a produrre la melanina viene prodotto dalla ghiandola pituitaria, che e' collegata al nervo ottico e sembra agire in funzione della quantita' di luce ricevuta.

Per questo motivo, l'utilizzo intensivo degli occhiali da sole impedisce la normale produzione di melanina e aumenta il rischio di ottenere delle scottature; potrebbe percio' essere utile iniziare ad esporsi al sole senza indossare gli occhiali, e metterli solo in un secondo tempo (usando il buon senso per non compromettere la salute degli occhi, ovviamente).

L'olio di carota

Da sempre si dice che le carote sono 'amiche' dell'abbronzatura, e si fanno preparazioni anche artigianali che dovrebbero aiutarci nell'esposizione al sole, per giunta in modo naturale.

Scientificamente parlando, in effetti le carote hanno un elevato contenuto di pigmenti organici chiamati carotenoidi che possono agire sulla pelle cambiandone il colore (si dice che un consumo smodato di carote, preferibilmente crude, sia in grado di conferire un colore che vira verso l'arancione alla pelle); in effetti pero' i carotenoidi sono anche potenti antiossidanti che possono prendersi cura delle cellule della pelle schermandole dal danneggiamento operato dai raggi ultravioletti.

Non e' consigliabile produrre da se' un olio solare a base di carote per i problemi di conservabilita' che si avrebbero (se proprio lo si volesse fare, conviene comunque stendere uno strato di protezione solare tradizionale dopo che lo si e' applicato, in quanto non si possono conoscere quali sarebbero le reazioni chimiche innescate dall'olio esposto al sole), tuttavia la scelta di cercare questo ortaggio come ingrediente base dei prodotti per la protezione dal sole va senz'altro nella giusta direzione.

Quanto all'idea di rimpinzarsi di carote prima della stagione estiva per prepararsi all'abbronzatura, si tratta senz'altro di un'esagerazione da non seguire: l'introduzione di carotenoidi puo' tranquillamente avvenire in modo bilanciato tramite il regolare consumo di frutta e verdura (queste sostanze sono contenute ad esempio anche nelle arance) che andrebbe seguito per tutto l'anno nell'ambito di una dieta regolare e salutare.

L'abbronzatura spray

Per trasformare rapidamente un colorito pallido in un'abbronzatura da favola e senza rischi connessi ai raggi ultravioletti, esiste un trattamento denominato 'abbronzatura spray', che in effetti poco ha a che fare con l'abbronzatura convenzionale.

L'abbronzatura spray in effetti e' un trattamento cosmetico, una colorazione della pelle, che viene realizzata nei centri estetici, e che consiste nello spruzzare in maniera uniforme sulla pelle una sostanza naturale, ricavata dalla canna da zucchero, che depositandosi sulla superficie cutanea ne scurisce i cheratinociti, procurando l'effetto 'abbronzato' desiderato.

Come detto si tratta di una colorazione superficiale che non ha niente a che vedere con l'abbronzatura tradizionale, in quanto non vi e' produzione di melanina.

Visto che il trattamento interessa solo le cellule superficiali, il naturale ricambio cellulare fa si' che l'abbronzatura spray abbia una durata di pochi giorni (meno di una settimana)

Non si conoscono particolari controindicazioni, tanto che il trattamento puo' essere ripetuto anche con una certa frequenza, inoltre possono ricorrere all'abbronzatura spray anche le persone che presentino patologie cutanee di vario genere (in questi casi e' comunque preferibile consultare il medico circa la fattibilita'); e' importante verificare la serieta' del centro presso il quale ci si intende recare per effettuare il trattamento per non imbattersi in pratiche 'alternative' che prevedano l'uso di sostanze chimiche dannose.

Il personale del centro estetico dovra' inoltre fornire le indicazioni per il mantenimento del colorito ottenuto (occorre ad esempio lasciar passare alcune ore prima di lavare la pelle appena trattata).

Cosa molto importante da ricordare e' che l'abbronzatura spray, non producendo melanina, non costituisce una protezione rispetto ad una successiva esposizione al sole: in questo caso si dovrano applicare le dovute protezioni come se si fosse ancora 'pallidi'.

Le creme autoabbronzanti

Senza bisogno di recarsi in un centro estetico per l'abbronzatura spray, sono disponibili, per chi non vuole esporsi al sole, i prodotti autoabbronzanti.

Nella maggior parte delle creme autoabbronzanti entra in gioco il diidrossiacetone (DHA) usato per l'abbronzatura spray: l'interazione di questa sostanza zuccherina con le cellule superficiali della pelle provoca in breve tempo la tanto desiderata variazione di colore, che viene meno per il naturale ricambio cellulare in meno di una settimana.

Il DHA viene considerato sicuro se applicato sulla pelle, ma bisogna evitare di ingerirlo o inalarlo, e non deve entrare a contatto con gli occhi.

Altri prodotti per provocare la colorazione della pelle senza l'esposizione al sole sono disponibili sotto forma di compresse da ingerire; il principio attivo piu' utilizzato e' la tirosina, un aminoacido ritenuto responsabile di stimolare la formazione di melanina.

Se le creme autoabbronzanti sono sicure (occorre solo ricordarsi che non costituiscono una protezione contro il sole 'vero') e fanno abbastanza bene il proprio mestiere, non ci sono invece certezze assolute sull'efficacia di questi prodotti autoabbronzanti per uso orale , e in generale per il loro uso va adottata una certa cautela data l'interazione con gli organi interni del nostro corpo che devono attraversare.

I fichi? Ottimi, ma solo da mangiare

Al contrario di quanto avviene normalmente, la credenza popolare, di solito portatrice di saggezza e buon senso, ha tramandato fino ai nostri giorni qualcosa di veramente dissennato e pericoloso, e cioe' che il latte che viene prodotto spezzando le foglie del fico sia un portentoso abbronzante naturale.

In realta' questo fluido contiene un cocktail di sostanze fotosensibili, tra cui gli psoraleni ﹖, che, rimanendo a contatto con la pelle riscaldata dai raggi solari, le possono arrecare irritazioni o, nei casi peggiori, ustioni anche molto gravi.

Sono frequenti i casi in cui i tentativi di abbronzarsi con il latte di fico o con un infuso ricavato dalle foglie di questa pianta hanno mandato i malcapitati all'ospedale, pertanto questa pratica e' altamente sconsigliabile.


Se ti è piaciuto questo articolo condividilo:


Ti potrebbero anche interessare:
Rimedi naturali contro le scottature solari

Commenta l'articolo:

Il tuo nome(*)
Inserisci il testo dell'immagine
Il tuo commento(*)


Seguici su:
Seguici su Twitter

Notizie recenti
Lug 06 Dalle lumache un aiuto per la pelle

Le creme alla bava di lumaca: toccasana o bufala?


Dic 23 Lotta alle occhiaie!
Ultima modifica: 12 Luglio 2014

Rimedi naturali e commerciali per rimediare agli inestetismi sotto ai nostri occhi


Nov 08 Farsi la barba pensando alla pelle
Ultima modifica: 16 Ottobre 2014

Alcuni accorgimenti per prendersi cura del viso mentre ci si rade.